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Intervista ad Alessio Pecoraro

  • Laura e Chiara
  • 9 dic 2017
  • Tempo di lettura: 6 min

Buongiorno a tutti,

oggi conosceremo meglio Alessio Pecoraro, autore di Romanzo disumano e L'uomo stanco, libri che abbiamo letto quest'estate e di cui ne consigliamo sicuramente la lettura.

  • Ciao Alessio, partiamo subito con una domanda per conoscerti meglio, di cosa ti occupi nella vita?

Se intendete cosa faccio per vivere, bè, faccio qualunque cosa. Ho viaggiato molto negli anni – ho vissuto pressoché ovunque in Europa – le nazioni che però mi hanno ospitato per più tempo sono state Inghilterra, Francia, Repubblica Ceca e Spagna. Lavoravo prevalentemente nella ristorazione, ma non disdegnavo mansioni anche in altri ambiti; lo scopo era conoscere i popoli e i luoghi in cui vivevo; pensavo poco al denaro. Menzionando alcune figure professionali sono stato un assistente di volo, un mediatore culturale in un centro di prima accoglienza per immigrati, un grossista, un interprete… potrei continuare, ma rischierei di annoiare. Sì, lo so, sembra quasi che non abbia le idee molto chiare su cosa voglia fare davvero, ma vi assicuro che questo stile di vita è stato l’unico modo per conoscere a fondo l’umanità, per apprezzarla, disprezzarla e successivamente descriverla. Attualmente sono immerso nella scrittura, oltre a dedicarmi alle mie prossime storie, ho anche alcuni progetti che riguardano la narrazione insieme a persone interessate a fare lo stesso, ma di questo ne parlerò più in là.

  • Qual è stato il momento preciso in cui hai pensato "ora metto nero su bianco i miei pensieri"?

La scrittura è sempre stata una mia fedele amica, sin da ragazzino avevo la buona abitudine di annotare pensieri e stralci di storie che adesso sono diventati ottimo materiale da cui attingo spesso per i miei romanzi. La scrittura è un lavoro molto solitario e forse ha cominciato ad appassionarmi nel momento stesso in cui ho capito che in solitudine io e la mia penna siamo onnipotenti. 

  • Hai frequentato una scuola di scrittura? O partecipato a concorsi letterari?

Dopo aver pubblicato il mio secondo romanzo ho deciso di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino dove mi sono appena diplomato nel corso Over 30 Primavera. La scelta è stata obbligata dal mio desiderio di imparare e di confrontarmi in un ambiente dove “scrivere” è la normalità di chiunque varchi l’ingresso di quell’edificio. Volevo conoscere i miei limiti e le mie potenzialità, con mio grande stupore ho scoperto che alcune soluzioni narrative che ho usato e uso nelle mie storie facevano parte del programma didattico del mio bravissimo insegnante Giorgio Vasta (autore de Il Tempo Materiale, Minimum Fax che vi suggerisco di andare a leggere, se vorrete). Nonostante tutto, dopo la mia esperienza alla Holden, e dopo la meticolosa e preziosa spiegazione dell’uso delle parole da parte di Giorgio, sono quasi certo che se dovessi riscrivere i romanzi che ho già pubblicato lo farei modificando qualcosa che adesso vedo molto chiaramente.

  • L’uomo stanco e Romanzo disumano sono due libri che appartengono a un genere di "nicchia", come mai questa scelta? Hai mai pensato che potesse essere più difficile arrivare ad un pubblico ampio?

Quando scrivo non penso mai al lettore che avrà la mia storia tra le mani. Scrivo per me stesso. Chi lo fa pensando agli altri non può essere uno scrittore. Al contrario di quanto si possa pensare noi scrittori non siamo artisti che devono impressionare l’utilizzatore finale con un dipinto, una scultura o un’opera musicale; noi siamo innanzitutto narratori, estrapoliamo dalla mente ciò che ci è sempre appartenuto e lo materializziamo su carta per alleggerire l’afflusso e il peso accumulato. Siamo fondamentalmente degli egoisti e scrivere è la nostra cura, siamo interpreti di noi stessi e sarebbe sacrilego se tutto ciò che vorresti dire e scrivere lo facessi per accontentare un pubblico o una tendenza del momento.

  • C’è qualche riferimento autobiografico in quello che scrivi?

Le mie storie sono per la maggior parte frutto della mia fantasia, o della mia follia se più vi piace, in alcuni passaggi però ho rubato alla mia esistenza alcune esperienze che poi ho inserito nei romanzi.

  • I tuoi libri sembrano dei veri propri sogni e viaggi mentali, sei un vero e proprio viaggiatore con i piedi per terra, c’è un momento particolare o un periodo in cui è più semplice trovare l’ispirazione?

Romanzo Disumano in realtà nasce proprio da un sogno che feci da ragazzo e di cui presi nota… Per quanto mi riguarda, infatti, l’ispirazione è istinto puro e ne fa parte l’idea di fondo grazie alla quale poi verrà impostato il romanzo; la fase di scrittura vera e propria, invece, non ha bisogno di alcuna ispirazione – è quello che penso io –  ma di regole e di imposizioni. Personalmente quando sono in fase di scrittura dedico numerose ore del giorno a stare davanti alla tastiera, anche se in quel momento non ne ho voglia, mi impongo di star seduto anche a costo di guardarmi le mani per tutto il tempo. Credo che uno scrittore debba fare questo per far sì che non ci sia mai stacco e distrazione con la storia che si sta raccontando. Dunque, mi ripeto, la vera ispirazione è la scintilla che può far nascere una buona idea da sviluppare in qualunque momento e in qualunque situazione; seduti al bagno, in compagnia della propria donna, passeggiando, dormendo…

  • Le protagoniste femminili dei tuoi romanzi sono decisamente particolari e sopra le righe, com'è il tuo rapporto con le donne?

Voi donne avete il talento e la naturalezza di camminare nel mondo con grazia e leggerezza, i vostri passi sulla nuda terra sono dei fertilizzanti dell’anima che l’uomo a volte ignora troppo spesso.  In complicità con il resto della natura, la vostra femminilità rende il pianeta un luogo piacevole in cui vivere; in voi c’è sempre qualcosa da scoprire, da valutare, qualcosa su cui riflettere e ragionare, perché in ogni vostro gesto, parola o movimento, c’è del mistero che affascina. Ecco, nei miei romanzi le figure femminili sono una sorta di succo di questo mistero femminile. E se le protagoniste delle mie storie sono “sopra le righe”, come le definite voi, bè, mi sa che allora mi circondo di donne decisamente particolari; non per nulla il mio primo libro è dedicato ad una donna per me decisamente particolare.

  • Oltre ad essere uno scrittore sei anche un assiduo lettore?  Cosa ti piace leggere?

Sì, leggo tantissimo e spazio su generi molto diversi; non si può voler fare lo scrittore se prima non ci sono centinaia o migliaia di letture che garantiscono per te. Questo, ovviamente, non esclude il fatto che io possa scrivere malissimo.

  • C’è qualche autore a cui ti sei ispirato? 

Cerco sempre di non farmi condizionare dai miei scrittori preferiti, anche se a volte è quasi inevitabile che un po’ di “polvere stilistica” delle proprie letture finisca tra le pagine. Chi mi ha letto dice che sembro un po’ Bukowskiano, alcuni hanno persino detto che a volte assomiglio a Palahniuk – entrambi scrittori che adoro – ma fondamentalmente quando scrivo non penso e non voglio ispirarmi mai a nessuno.

  • Se li hai, che tipo di rapporti hai con i tuoi lettori?

Sono un autore esordiente e il numero dei miei lettori al momento – e spero solo per il momento – è ancora contenuto, quei pochi con cui ho il piacere di parlare sono persone che di solito mi chiedono chiarimenti sulle storie: un particolare dell’intreccio, il nome di un personaggio, una scelta stilistica o di linguaggio. È molto stimolante comunque.

  • Ti capita di ricevere o accettare consigli o critiche?

Devo dire che riguardo alle critiche sono stato molto fortunato. Con Romanzo Disumano, in particolar modo, non ho ancora ricevuto alcuna critica negativa e spero che continui così; è sempre piaciuto a chiunque lo abbia letto. Con L’Uomo Stanco invece ho fatto storcere il naso a un po’ di gente, di solito vengono criticate negativamente alcune soluzioni narrative difficili da digerire per la loro crudezza ed esplicitazione, ma la storia esigeva tanta audacia e non ne ho potuto fare a meno. In entrambi i casi, in ogni modo, ogni tipo di critica è ben accetta, anzi che ben vengano. 

Riguardo il ricevere consigli devo dire che mi infastidiscono molto invece; un lettore che non si è mai cimentato nella scrittura non può dire all’autore che ha creato la storia come avrebbe dovuto scriverla. Di solito rispondo sempre che aspetto di leggere qualcosa di loro prima o poi.

  • Un’ultima domanda, quali sono i tuoi progetti letterari futuri? C’è un nuovo romanzo in stesura?

Di romanzi ce ne sono altri due in attesa di pubblicazione. Uno è quasi pronto a farsi leggere e staccarsi da me, l’altro è ancora in prima stesura e quindi credo che me lo coccolerò ancora un po’. 


 
 
 

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